giovedì 23 aprile 2015

Panico: non è altro che un accumulo di energia intrappolata


La sensazione di paura improvvisa, dettata da un pericolo (presunto o reale che sia) è antica come il mondo. Stiamo ovviamente riferendoci al panico, classificato dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali come disturbo d'ansia, e piuttosto diffuso in Italia (si calcola che ne soffrano più di 10 milioni di persone). La patologia in questione esordisce solitamente nella tarda adolescenza (o nella prima età adulta) e colpisce soprattutto le donne. Talvolta gli eventuali attacchi non vengono riconosciuti e pertanto neanche curati; tuttavia è bene non trascurarli per alcun motivo.

Quali sono le cause del panico?


Nonostante il panico sia un disturbo molto comune e diffuso nel mondo, ancopra oggi sono ignote le cause effettive. Più studiosi sono comunque concordi nel vedere lo stress o eventi traumatici come dei fattori più che determinanti e, soprattutto, nel vedere il panico come un accumulo di energia intrappolata. Si tratta di un'energia racchiusa in ognuno di noi: c'è chi la vive, traendone equilibrio ed armonia e chi invece tende a “spegnerla”, a comprimerla al punto di far scattare gli attacchi di panico, per così poterla “sfogare” (in una forma più che destabilizzante).

Quattro metodi contro gli attacchi di panico


Restando in linea con questa teoria, l'attacco di panico si traduce quindi in una caotica eslosione di energia. Il noto portale Riza.it suggerisce alcune strade, affinché tale accumulo di energia venga fuori in modo sano ed equilibrato. Creatività, ovvero il tenersi occupati a fare qualcosa (non forzatamente di artistico), mettendoci la propria “impronta personale”; erotismo, che va dall'innamoramento o condivisione di affinità a rapporti puramente sessuali; attività fisica, intesa non come semplice movimento, ma come sport; passione, ovvero un forte interesse (che chissà non diventi un impegno protratto nel tempo) per un'attività (personale, sociale, politica, solidale, ecc.). Si deduce quindi che una persona impegnata in un progetto (qualunque esso sia) o in un'esperienza erotica, sia meno soggetta agli attacchi di panico. Ecco perché il sito in questione consiglia vivamente di vivere con pienezza.

Quali sono i sintomi più comuni del panico?


Abbandoniamo l'approccio del portale Riza.it, per adottarne uno più “clinico”. L'attacco di panico si caratterizza non solo per la grande sensazione di paura, ma anche per l'insorgenza improvvisa di tanti sintomi, tra cui:tremori fini o grandi scosse alle braccia e alle gambe; dolore e fastidio al petto; sudorazione; sensazione di soffocamento; respiro corto o sensazione di asfissia; sensazione di sbandamento o di svenimento; palpitazioni e tachicardia; paura di morire; sensazioni di torpore o formicolio; nausea e dolori addominali; sensazioni di irrealtà e, di distacco dall'ambiente; vampate o brividi; principio di ipertensione o ipotensione; paura di stare sempre peggio e di non riuscire a riprendersi; formicolio agli arti o alle mani.
In linea generale, i sintomi raggiungeranno il culmine nell'arco di 10 minuti, per poi svanire poco dopo. A seguito di un attacco di panico non resta nulla da poter sottoporre all'attenzione di un medico, se non una grande paura di poter rivivere un nuovo attacco.

Condizioni necessarie per diagnosticare il disturbo di panico


Seppure spiacevole, va precisato che il panico di per sé non costituisce alcun pericolo. Inoltre, un singolo attacco non è sufficiente per diagnosticare il disturbo d'ansia in questione. In particolare, è necessario che vengano “soddisfatti” determinati criteri: la presenza di inaspettati e continui attacchi di panico è seguita da una significativa alterazione del comportamento; gli attacchi di panico non devono essere causati dagli effetti fisiologici diretti da una sostanza o di una specifica condizione medica (si pensi all'abuso di droghe o all'ipertiroidismo); gli attacchi di panico non vanno “confusi” con altri disturbi mentali, come la fobia sociale. Ed infine: il disturbo di panico può manifestarsi anche in assenza dei timori tipicamente agorafobici.

Il panico e l'agorafobia


disturbo di panico viene associata ad una condizione psicopatologica chiamata agorafobia, ovvero la paura e l'ansia provata in luoghi o situazioni da cui risulterebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non esserci nessuno pronto ad intervenire in caso di attacco di panico. Per fare più chiarezza, i timori agorafobici riguardano contesti come il trovarsi in coda al supermercato, viaggiare in automobile o con altri mezzi di trasporto, l'essere su un ponte, camminare da soli, ecc. Sia nel caso dell'agorafobia che del panico, ci troviamo di fronte a soggetti particolarmente inclini alla solitudine e sensibili a situazioni “costrittive” (ad esempio luoghi angusti o rapporti che si pongono come un ostacolo alla propria libertà). In entrambi i casi, le situazioni temute vengono categoricametne evitate o affrontate con la presenza di un fidato compagno.

Non a caso abbiamo concluso il precedente paragrafo, menzionando i “timori tipicamente agorafobici”. Ebbene, forse non tutti sanno che spesso il

È importante non trascurare il disturbo di panico



Si, è vero, abbiamo dedicato un paragrafo alle possibili cure del panico. Vogliamo tuttavia riparlarne, continuando a mantenere l'approccio “clinico”. Innanzitutto, è bene che il disturbo di panico (con o senza agorafobia) non venga vissuto come una condanna inesorabile, dal momento che non è così. Abbiamo infatti detto che gli attacchi di panico non sono pericolosi e spesso, data la loro sporadicità, non vengono neanche presi in esame.
Solo in alcuni casi, gli attacchi di panico e il disturbo da attacchi di panico (DAP) possono aggravarsi talmente tanto da provocare depressione (quest'ultima può anche insorgere per prima e i tipici sintomi del panico possono manifestarsi in un secondo momento). La gravità del disturbo dipende pertanto da più variabili e l'ultima parola spetterà al medico competente.
Ecco perché vogliamo ribadire l'importanza di non trascurare affatto gli attacchi di panico, in quanto, se opportunamente trattati, in gran parte dei casi, si riesce a condurre una vita più che regolare.
Molti studiosi vedono nella terapia farmacologica e nella psicoterapia cognitivo- comportamentale gli approcci migliori. Nel caso del secondo trattamento, in particolare, è previsto un impegno attivo da parte sia del paziente che del terapeuta, mirato alla comprensione del problema e alla condivisione di obiettivi concretamente raggiungibili; il paziente verrà inoltre aiutato a prendere consapevolezza dei “circoli viziosi” del panico e a liberarsene gradualmente.

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